Woody Allen vs. Clint Eastwood: due giganti, due finali opposti
Un tempo paralleli, oggi divergenti: Woody Allen ha trasformato la propria “voce” in calligrafia, ripetendo formule sempre più risapute; Clint Eastwood ha distillato il proprio cinema in un late style sobrio e morale. Qui smontiamo metodi, risultati e ricezione critica — con esempi puntuali e un focus pungente sulle opere recenti di Allen (incluso l'orribile “film romano”).
1) Origini e alfabeti autoriali
Woody Allen nasce come autore di commedie nevrotiche e brillanti: Io e Annie, Manhattan, Hannah e le sue sorelle, fino alla vena più scura di Crimini e misfatti. Nei 2000 stupisce con Match Point, tragedia morale asciutta e tagliente.
Clint Eastwood, icona attoriale negli anni ’60–’70, matura come regista etico e minimalista: da Gli spietati a Mystic River e Million Dollar Baby, il suo cinema interroga la responsabilità, non l’eleganza del “bel quadro”.
2) Woody Allen, il “terzo atto”: quando lo stile diventa routine
Negli ultimi 15 anni Allen continua a girare con ritmo altissimo, ma l’ispirazione non tiene il passo. I titoli parlano: Basta che funzioni, Midnight in Paris (gradevole ma cartolina), To Rome with Love, Café Society, La ruota delle meraviglie, Un giorno di pioggia a New York, Rifkin’s Festival, Colpo di fortuna – Coup de Chance. Il copione si ripete: alter-ego geniale ma pavido, giovane musa-idea, adulto in crisi, jazz come stucco tra scene, città glamour ridotte a scenografia.
Il caso “romano” — To Rome with Love: episodi slegati, tempi comici slabbrati, stereotipi turistici e una Roma di cartapesta. Non è semplicemente “minore”: è impresentabile per chi conosce l’Allen di precisione millimetrica. Tradisce l’Italia (come cliché) e tradisce Allen (come cura).
La ruota delle meraviglie: idea buona (melodramma teatrale), ma tutto resta superficie. Le luci incantano, i monologhi “suonano”, i conflitti non pesano.
Un giorno di pioggia a New York: ritorno al campus movie, scattante a tratti, ma senza urgenza: déjà-vu elegante.
Rifkin’s Festival: il cinefilo che cita il cinema; la citazione sostituisce l’idea.
Colpo di fortuna – Coup de Chance: il migliore del lotto recente, ma resta un Match Point “lite”: elegante, prevedibile, senza abisso morale.
La radice del problema: l’economia produttiva (pochi giorni di riprese, pochi ciak, script che paiono prime stesure lucidate) da virtù è diventata approssimazione. I personaggi sono tratti per sineddoche (due battute, un tic, un cappotto), le città sono showroom, la musica un sottofondo decorativo. Quando la “voce Allen” diventa calligrafia, resta il timbro — non il senso.
Le figure femminili: nel periodo aureo erano motore tragico (si pensi a Hannah e le sue sorelle); oggi scivolano verso archetipi lucenti ma piatti. È il segnale più evidente dell’impoverimento drammaturgico.
3) Clint Eastwood, la vecchiaia come rigore
Eastwood passa dal gesto muscolare alla sottrazione: Gran Torino è un rito morale sull’eredità e sulla colpa; American Sniper affronta la figura scomoda dell’eroe imperfetto e porta al botteghino risultati eccezionali (oltre mezzo miliardo di dollari a livello globale); Sully è un procedural umanista sul peso delle decisioni; Il corriere – The Mule è una ballata amara sulla vecchiaia e il tempo; Richard Jewell smonta il processo mediatico; Cry Macho – Ritorno a casa, pur irregolare, ha una sincerità disarmata.
Metodo: pochi ciak, sì, ma su una preparazione granitica. Il minimalismo non è povertà: è una scelta etica che mette a fuoco l’osso morale. Fotografia sobria, tagli netti, montaggio che valorizza silenzi e sguardi; niente “cartoline”.
Esito: film adulti che non lusingano. Non cercano il consenso, lo sfidano. Per questo, anche in tarda età, sembrano più vivi di tanti prodotti “giovani”.
4) Confronto diretto: due “tardi stili”
- Tempo: Allen accelera per consegnare; Eastwood rallenta per capire.
- Spazio: Allen usa città-cartolina (sé come centro); Eastwood usa luoghi ordinari (noi come centro).
- Personaggi: Allen ripete maschere; Eastwood scava persone, anche quando sono sgradevoli.
- Musica: in Allen è tappeto elegante; in Eastwood è respiro diegetico, misurato.
- Etica del racconto: Allen conforta la propria mitologia; Eastwood interroga la nostra.
5) Mini-cronologia comparata (2008–2025)
Anno | Woody Allen (titolo IT) | Esito critico | Clint Eastwood (titolo IT) | Esito critico / pubblico |
---|---|---|---|---|
2008 | — | — | Gran Torino | Accoglienza forte; impatto culturale duraturo |
2012 | To Rome with Love | Punto più basso: episodico, stereotipato | — | — |
2014 | — | — | American Sniper | Grandissimo successo globale; discussione critica vivace |
2016 | — | — | Sully | Lodato per rigore e misura |
2017 | La ruota delle meraviglie | Forma scintillante, sostanza esile | — | — |
2018–2019 | Un giorno di pioggia a New York | Eleganza senza urgenza | Il corriere – The Mule, Richard Jewell | Tardo cinema lucido; processo mediatico nel mirino |
2020 | Rifkin’s Festival | Auto-citazione cinefila, poca necessità | — | — |
2023–2024 | Colpo di fortuna – Coup de Chance | Rialzo relativo, ma derivativo | Cry Macho – Ritorno a casa | Imperfetto, ma onesto e personale |
Nota: la cronologia è selettiva e focalizzata sul confronto tra “tarda maniera” (Allen) e “tardo rigore” (Eastwood).
6) Ricezione e voci altrui (parafrasate)
- Critica su Allen: negli ultimi anni prevale l’idea di “autoantologia”: brillantezza intermittente, rischio minimo, citazioni che sostituiscono l’invenzione.
- Critica su Eastwood: coerenza morale, storytelling essenziale, capacità di coinvolgere il pubblico adulto senza compromessi estetizzanti.
- Testimonianze dal set: su Eastwood, attori e collaboratori raccontano lavorazioni snelle ma ferme, fiducia e chiarezza; su Allen, emerge un metodo che punta alla rapidità più che alla rifinitura.
Morale: Allen tende a confermare la propria mitologia; Eastwood continua a sfidarla — e a sfidarci.
7) FAQ
- Qual è il miglior film “tardo” di Eastwood?
- Sully per rigore, Richard Jewell per taglio civile; Il corriere – The Mule come confessione sul tempo che resta.
- Perché l’ultimo Woody Allen convince meno?
- Ripetizione di maschere e situazioni, sceneggiature svelte ma poco rifinite, città-cartolina. Eleganza sì, necessità no.
- Che cos’è il “late style” di un regista?
- È uno stile tardo: linguaggio distillato, temi ricorrenti portati all’osso. In Eastwood coincide con etica e sottrazione; in Allen, spesso, con calligrafia.
- Il punto più basso del “periodo europeo” di Allen?
- To Rome with Love: episodico, stereotipato, tempi comici fuori registro. Un’occasione mancata.
8) Conclusione: perché uno “finisce” e l’altro no
Non è una gara di genio. È una questione di cura. Allen ha scambiato, troppo spesso, la leggerezza per facilità. Eastwood ha tolto tutto ciò che non era essenziale finché non è rimasta la domanda che conta: cosa rende giuste (o sbagliate) le nostre scelte? Per questo oggi i loro film raccontano due finali opposti: uno parla al proprio passato, l’altro — ancora — al nostro presente.